L'Italia, come molti altri Stati, sotto l'incessante spinta di élite internazionali negli ultimi trentacinque è stata spogliata della sua prerogativa democratica.
Certo, siamo usciti perdenti dalla II guerra mondiale, non siamo mai stati fino in fondo sovrani sul nostro territorio, le basi NATO parlano da sole.
Tuttavia lo siamo stati abbastanza per divenire la quinta potenza economica al mondo, e abbiamo dato fastidio a molti.
In un susseguirsi di eventi più volte discussi su questo blog, la nostra classe politica prostrata al potere esterno ha lavorato, riuscendovi alla grande, a privare il Bel Paese di qualsiasi leva di politica economica.
Con tragica (solo per l'inconsapevole popolo italiano) cadenza abbiamo lasciato la gestione delle politiche fiscali, valutarie e monetarie ad Enti privati globali, ratificati da trattati internazionali.
In una parola abbiamo perso la nostra sovranità.
L'adesione a questi trattati ha giuridicamente disattivato la nostra Costituzione subordinandola, di fatto, agli stessi.
In questo amaro palco va in scena la commedia all'italiana relativa alla legge elettorale, di fatto la ratifica legislativa a quanto appena detto.
Luciano Barra Caracciolo (Orizzonte48) ce lo spiega con poche lucide e tristi righe:
1. Il punto è questo:
a seguito del vincolo esterno, cioè della (pretesa) prevalenza dei trattati €uropei sul programma di realizzazione della democrazia sostanziale contenuto nella Costituzione, l'essenza della sovranità è perduta.
Era già perduta.
2. I diritti fondamentali dei cittadini, quindi, perdono il loro valore di titolo giustificativo della sovranità (popolare) che, spostata e dispersa a livello sovranazionale, assume solo una funzione di attuazione "prestanome" del diritto internazionale privatizzato.
Inscenatasi questa "finzione" dissimulatrice, la sovranità svuotata di sostanza (i diritti fondamentali sanciti nella Costituzione) diviene soltanto lo schermo formale frapposto, nei confronti delle varie comunità nazionali, affinché i cittadini non realizzino la propria stessa irrilevanza.
Il "diritto internazionale privatizzato" (p.8) porta alla trasformazione delle leggi e delle norme, e di ogni funzione fondamentale di governo, in mera esecuzione dell'assetto che, fin dall'inizio, i soggetti multinazionali economicamente dominanti volevano sostituire alle democrazie, avendo queste ultime perduto la loro utilità di salvaguardia compromissoria (v.p.VII), di quegli stessi interessi, di fronte al pericolo del socialismo reale.
3. La conseguenza è che, - stante la prevalenza incondizionata (e incondizionabile) del programma politico-oligarchico internazionalizzato-, all'interno degli ex-Stati sovrani, i parlamenti sono ridotti al mero ruolo di "ratificatori cosmetici" degli assetti perseguiti dalle elites che hanno scritto i trattati e designano i "rappresentanti" governativi nelle istituzioni europee.
Dato questo ruolo dei parlamenti, - chiaramente invocato dalla governance €uropea, vedi esplicitamente Barroso così come Schauble nella sua recente uscita sulla Francia- l'elettorato già ora si trova di fronte alla invariabilità delle politiche che qualunque maggioranza uscita dalle urne sarebbe scontatamente "vincolata" a perseguire".
4. Ma se così è, ogni traccia di democrazia, esattamente come ci avverte Rodrik, tende a dissolversi, le elezioni assumono un solo ruolo residuale: designare i mandatari locali delle élites oligarchiche sovranazionali.
Un gioco di investiture e sub-investiture a carattere neo-feudale (rammentate la "Holding Italia" e il Sacro Romano Impero?).
Se dunque una legge elettorale finisce per far coincidere l'elezione del parlamento con l'elezione del singolo soggetto che controllerà, in una titolarità praticamente monocratica, il potere esecutivo, non sarà stata instaurata una forma ("nuova", nel senso di non già prima presente) di autoritarismo che svuota l'assemblea parlamentare del suo ruolo costituzionale effettivo.
Quel ruolo era semplicemente già perduto.
Si sarà piuttosto operata la RATIFICA di un assetto più funzionale a quello già affermatosi in conseguenza del "vincolo esterno".
5. Già prima le elezioni avevano questa sola funzione di "designazione" del titolare della "investitura per conto di..."; ora, questa legge elettorale risulta più coerente con tale funzione e riduce gli aspetti di inefficienza, derivanti da un passato già assoggettato a un'occulta eutanasia.
Ci si svincola, in altri termini, da un passato ormai privo del carattere di radice per una democrazia ormai...sradicata e confluita nell'internazionalismo invocato come panacea.
E se questo si è affermato, vuol dire che ai cittadini è sfuggito, molto prima della ratifica stessa, che la sovranità e la democrazia della propria nazione coincidevano; ed hanno subìto o accettato la loro preventiva soppressione (più o meno graduale).
Ed era solo questione di tempo, prima che tutto questo accadesse (e probabilmente molto altro ancora, sempre strettamente conseguenziale a tale "razionalizzazione"....).
Dunque se "l'hanno fatto", vuol dire che lo potevano fare.
E se lo potevano fare, vuol dire che la democrazia era già un simulacro, come tale rivelatosi già in molteplici indizi, che si sono assommati senza che il popolo sovrano volesse o potesse reagire.
Ora è tardi.
Ma una ratifica, non cambia molto le cose: i "decidenti" per conto dell'€uropa erano già comunque soltanto tali, esecutori, più o meno zelanti o efficienti. Da decenni.