Qualcuno si è ricordato di un mio vecchio articolo del 2012 sul Meccanismo Europeo di Stabilità non riuscendo, però, più a trovarlo sul sito chietiscalo.it perché in fase di ristrutturazione.
Lo ripropongo qui e, a parte le diverse contingenze storiche, potrete notare come appariva chiaro sin da allora come il MES era ed è un vile strumento di ricatto agli Stati sovrani.
Ricatto che oggi ci arriva direttamente dalla Germania dopo la vittoria del NO al Referendum confermativo della criminale riforma costituzionale.
Ora
Bersani ci canta la MES
La modifica art 136 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione
Europea ha introdotto il compito della stabilità finanziaria dei
Paesi dell'area Euro a cura dell’UE.
Un ampliamento dei doveri-poteri della stessa UE.
Stranamente l'attuazione di questo compito è stata resa operativa da
un accordo che istituisce un’organizzazione finanziaria
intergovernativa a parte chiamata ESM o, in italiano, MES (Meccanismo
Europeo di Stabilità) i cui soci sono i Paesi dell'area Euro.
Si tratta di una delega non alle istituzioni europee, come verrebbe
spontaneo pensare, ma a un’organizzazione a parte che istituisce un
fondo “salva-Stati” la cui funzione è di effettuare prestiti ai
Paesi in difficoltà finanziarie che li richiedono.
Ogni Stato socio deve versare una quota proporzionale a quella
detenuta nella BCE.
I voti che si possono esprimere nell'ambito di quest’organizzazione
per la gestione dell'equilibrio finanziario dell'area euro sono
proporzionati alle quote effettivamente versate.
Non c'è parità fin dalla sua istituzione, rispetta essenzialmente
le forze economiche attualmente in gioco e non i principi di equità
sanciti dall'Unione Europea.
L'Italia, per versare nei primi tre anni “irrevocabilmente e
incondizionatamente” la prime quote che ammontano a 15 dei 125
miliardi di euro totali (circa il 17% dei totali 700 miliardi in
dotazione al MES), ha già fatto ricorso al debito pubblico maturando
ulteriori interessi passivi sui “prestiti”.
Si può chiamare “salva Stati” un accordo che ci chiede una cosa
simile?
In un contesto di crisi di liquidità quindi, l'Italia si sta
indebitando per versare una quota ad un'organizzazione che dovrebbe
salvaguardarla dal debito.
In pratica è un incaprettamento, ma il bello deve ancora venire.
Uno Stato che dovesse richiedere gli aiuti al MES, farebbe scattare
al suo interno dei piani di finanziamento ad hoc ai quali possono
partecipare finanziatori esterni all'organizzazione, evidentemente
appartenenti a quella giungla finanziaria che, di fatto, ha generato
e tuttora alimenta (artificialmente, ndr) la crisi e, come se non
bastasse, anche un margine di profitto per l'operazione (la
cosiddetta cresta), il cui limite non è definito, è destinato
all'organizzazione.
Se lo Stato non riesce a pagare il debito più gli interessi
contratti, il MES prevede una serie di sanzioni finanziarie, ma se lo
Stato non ha soldi come fa' a tirarne fuori altri?
Cosa può dare in cambio?
La risposta va da sé: patrimonio pubblico.
A dimostrazione di ciò, infatti, dopo l'approvazione del Fiscal
Compact, 50 miliardi di Euro di risparmio l'anno ottenibili da
politiche di austerità e tagli, sono cominciati, parallelamente,
piani di privatizzazioni e svendita del patrimonio pubblico.
Non è prevista la possibilità di uscita dal MES.
La chicca: Il Consiglio dei governatori e il Consiglio di
amministrazione del MES godono di immunità giudiziaria, di immunità
di giurisdizione e di inviolabilità dei documenti.
Ma una domanda sorge spontanea, se c'è, qual è l'obiettivo politico
di quest’organizzazione?
Nel momento in cui uno Stato richiede un prestito, il MES in
collaborazione con la Troika (BCE+FMI+Commissione UE) decide di
concedere il prestito soltanto se, in cambio, lo Stato richiedente si
attiene a delle norme rigorose da far rispettare al suo interno, ad
esempio, com’è avvenuto già in Grecia e Spagna, la Troika ha
concesso finanziamenti in cambio di una concessione che le permette
di dettare la politica interna, sostanzialmente basata
sull'austerità.
Come brillantemente sostiene Lidia Undiemi studiosa di economia e
diritto: “I processi democratici sono così diventati oggetto di
contrattazione finanziaria”, da ciò se ne deduce che
“la Finanza ha in tal modo ottenuto la legittimazione politica
totalmente sganciata da qualsiasi tradizionale canale democratico
nazionale o europeo”.
Va da sé che anche l'Italia, una volta che ha aderito a
un’organizzazione che funziona con queste logiche deve aspettarsi
che, oltre l'austerità, essa le detterà anche la politica interna.
Da quando c'è Monti, tuttavia, non è già così?
Il Parlamento italiano, ignorando l'art. 11 della Costituzione che
enuncia: “L'Italia ...... consente, in condizioni di parità con
gli altri Stati (che non c'è per effetto dello statuto MES,
ndr), alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento
che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e
favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”,
in data 19 luglio 2012, nel silenzio assoluto dei media e
nell'assenza totale di dibattito pubblico, ha ratificato l'adesione
al MES, approvando inoltre il Fiscal Compact una volta introdotto il
principio di pareggio di Bilancio in Costituzione.
Anche ai più ingenui si dovrebbe palesare che tale trattato non è
“salva Stati” ma “elimina-Stati”.
Quali sono gli schieramenti politici che hanno dato il loro consenso
a questo scempio?
Eccoli qua: PD, PDL, UDC più aggregati “spontanei”, Lega
contraria, IDV astenuta.
Vada per il PDL in balia del Cavaliere sotto il ricatto dalla Finanza
internazionale che gli è costato il premierato, vada per l'UDC del
trasformista e montiano Casini, ma il PD che c’entra con i
malcelati fini di cui il MES è lo strumento e i principi della
Teoria Monetarista che impone austerità e pareggio di Bilancio?
Non mi pare che questa domanda sia stata mai posta nei teatrini
televisivi messi su per le primarie.
Bersani, leader confermato a furor di popolo, ha detto anzi che la
prima risposta da dare agli italiani qualora vincessero le elezioni è
il “la-vo-ro”, uno slogan populista che funziona sempre o quasi.
Anche uno studente al secondo anno di economia comprenderebbe
l'assoluta infondatezza e incoerenza di questa posizione.
Infondatezza perché l'austerity anti-keynesiana scelta e votata dal
PD è deflattiva, tiene a bada l'inflazione tanto cara ai monetaristi
ma riduce il PIL, aumenta la disoccupazione, riduce il gettito
fiscale e condanna il Paese che la adotta alla recessione, fino al
default se non ha moneta sovrana (“Uno Stato a moneta sovrana non
può mai fallire” Bernanke - pres. FED), la storia lo insegna,
d’altronde la macroeconomia non è materia per questa generazione
di politici.
Incoerenza perché i principi ai quali si dovrebbe ispirare il PD
sono quelli socialdemocratici, di matrice marxista, che mettono in
primo piano la tutela della società nelle sue massime espressione di
cittadino, lavoro, assistenza e servizi nel contesto di una gestione
più equa del sistema capitalistico.
Il PD, e questa non è un’opinione ma un fatto appurato, è agli
atti del Parlamento, si è fatto complice e promotore (Napolitano)
del prodotto più becero e iniquo del capitalismo: la speculazione
finanziaria e i poteri forti che la esercitano.
Il PD di oggi si trova alla destra estrema del PCI del compianto
Berlinguer, chi lo sostiene con il proprio voto non sembra
riconoscere il “finto nemico”, Berlusconi, dal “vero nemico”,
l'oligarchia tecnocratica e speculativa europea che sta decretando la
fine della democrazia.
Siamo alle solite, non si guarda il meteorite che sta per travolgerci
ma il dito che lo indica e, infatti, proprio oggi l'aspirante premier
luogocomunista (prof. Bagnai docet) ha dichiarato “Non vedo l'ora
di sfidare Berlusconi”(…… ancora ?! ndr).
Sopravvivendo ma anche stonando sobriamente, Bersani ci canti pure la
MES.
05/12/12