Cominciamo col dire
che l’Italia, come altre nazioni europee, nel secondo dopoguerra ha sperimentato con successo un modello istituzionale basato su un
concetto di sovranità che è quello democratico “necessitato”, come già
riportato in un precedente post, non è concepita quindi un’astratta sovranità,
come potere di supremazia dell’organizzazione dello Stato sui cittadini, essa è
invece concepita sul fatto che possano essere perseguiti e garantiti i diritti
fondamentali, tra cui il primo è il diritto del lavoro (art.1 e 4).
Siamo in crisi, le
forze politiche indicano diverse ipotesi sulle loro cause, proviamo ad
analizzarle in breve.
Il debito pubblico. Ha un unico problema o è garantito o non è garantito, o c’è una Banca
Centrale che garantisce fino a pensare di monetizzarlo o altrimenti la gente
corre a venderlo e non è possibile rientrare in un’altra maniera.
Il fondo
Salva Stati in realtà non ha fermato mai nulla dello spread (differenziale di
rendimento tra i titoli di debito pubblico poliennali italiani e tedeschi), altro
che scudo anti-spread, sono bastate tre parole “whatever it takes”.
Il debito pubblico italiano è molto più sostenibile di quello di Germania, Francia, Spagna, Gran Bretagna e USA.
Il debito pubblico italiano è un problema da affrontare ma non è la causa della crisi.
Corruzione, casta, costi della politica. Se si annullassero
magicamente tutti questi presunti “sprechi” le aziende italiane venderebbero di
più, in Italia o all’estero?
Ovviamente no.
Il problema è, dal lato interno una
domanda debole, dall’estero un prezzo troppo alto dei prodotti perché abbiamo
una moneta sopravvalutata.
Alcuni di tali argomenti sono crimini o reati,
oggetto di magistratura e polizia, e in parte sono problemi etico-morali che
affondano sicuramente nel malcostume ma che hanno ricevuto un fortissimo
impulso dalle deregolamentazioni del mercato e dalla riforma del Titolo V della
Costituzione.
Inoltre
non esiste alcun nesso tra corruzione e debito, nei due sottostanti grafici ho
inserito i dati suggeriti dal Professor Alberto Bagnai, docente di Politica
Economica presso il dipartimento di Economia dell’Università Gabriele
d’Annunzio di Chieti-Pescara, nel suo libro (Il Tramonto dell’Euro – 2012 –
Alberto Bagnai – Imprimatur), possiamo notare come, durante gli anni che vanno
dal 2001 al 2007, a fronte di un aumento della corruzione c'è una riduzione
del debito pubblico.
Sono problemi importanti da affrontare ma non sono la causa della crisi.
Spesa pubblica improduttiva. E’ sicuramente possibile spendere meglio,
riqualificarla, però dire che se diminuiamo la quantità di spesa, anche la più
cattiva, si va in recessione, è lapalissiano, basta tenere conto del
funzionamento del flusso del reddito.
Non è la causa della crisi.
Le tasse. Se uno Stato non funziona bene come economia, e quindi si
impoverisce, non è una migliore distribuzione della ricchezza o una minore
ineguaglianza che risolve la crisi, eppoi la distribuzione di ricchezza in
Italia è tra le più uguali, regolari nel mondo, semplicemente perché c’è una
grande presenza di proprietari di casa che rappresenta la parte preponderante
dei risparmi/patrimonio dello Stato.
Le tasse evase non sono la causa della crisi.
Qual è allora il problema?
Il problema è l’Euro. l'Italia ha, per i suoi fondamentali economici,
una valuta sopravvalutata cioè vale di più di quello che dovrebbe valere. La
Germania ha una valuta sottovalutata per i suoi fondamentali economici, cioè
vale di meno di quello che dovrebbe valere. La moneta comune a loro è l'€. Per
effetto di questa considerazione e prendendo come riferimento la moneta più
stabile del pianeta, il $, l'€ virtuale italiano dovrebbe essere cambiato a
circa 1,00 ÷ 1,10 $ mentre l'€ virtuale tedesco dovrebbe essere cambiato a 1,70
÷ 1,80 $.
L'€ reale è cambiato a circa 1,39$.
L'utilizzo di una moneta
comune tra due economie con fondamentali diversi ma concorrenti tra loro negli
stessi settori industriali porta inevitabilmente a rendere più competitivi i
prodotti dell'economia con moneta sottovalutata e fuori mercato i prodotti
dell'economia con moneta sopravvalutata.
La Germania esporta, l'Italia no.
Le
imprese italiane chiudono, quelle tedesche no
In Italia aumenta la
disoccupazione, in Germania no.
La Germania vince e impone le regole, l'Italia obbedisce
e muore.
Stessa cosa vale per gli altri Paesi “deboli” della UE (e ultimamente
anche per la Francia).
Shock esterni,
politiche concorrenziali sleali, squilibri in genere vengono sanati, in regime
di sovranità, con le politiche del cambio che è il listino prezzi del Paese.
In
un regime di moneta unica se si va indietro come competitività rispetto agli
altri Stati membri non abbiamo modo di aggiustare il nostro listino prezzi se
non scaricando questi squilibri sui salari abbassandoli e applicando politiche
di austerità per ridurre la domanda interna abbattendo le importazioni e
riportando in attivo il saldo estero.
Una vittoria di Pirro.
Con uno Stato
debole e una valuta forte si ha un’incredibile combinazione esplosiva.
Disoccupazione., indebitamento facile con bassi tassi perché affidabile in
quanto sei in area Euro, e quindi incremento del debito privato che, grazie al sistema Target2,
si scarica sul debito pubblico.
In questa
situazione non possiamo pensare di distribuire denaro aggiuntivo aumentando la
spesa pubblica, non possiamo pensare di eliminare il problema tagliando le
tasse. Con il denaro in più si andrebbe di nuovo ad acquistare beni esteri
perché più convenienti sbilanciando in negativo il saldo estero.
L’unica via,
conditio sine qua non, primo tassello di successive profonde riforme, è uscire dall’Euro,
riconquistare la sovranità monetaria, ri-nazionalizzare la banca centrale, riattivare
la Costituzione annullando le assurde modifiche apportate negli ultimi vent’anni.
Se si ritiene rischiosa
questa via ci sarebbero altre possibilità a mio avviso, e non solo mio, non percorribili:
- Un politica fiscale armonizzata con trasferimenti interni, ma la Germania non li vuole essendone prevedibilmente il primo contributore, e anche noi non dovremmo volerli sapendo come è andata nel sud Italia.
- Una ulteriore deflazione salariale (jobs act), ma non serve, tutti più poveri non sembra una soluzione prospettica, e con essa si persegue evidentemente la fine dello Stato.
L’armonizzazione tra
gli Stati UE in temi di politica fiscale e mercato del lavoro rimangono la
chimera dei sognatori, infatti la UE stessa pone i suoi fondamenti sulla forte competitività tra gli Stati e la
stabilità dei prezzi (art.
3 TUE).
Detto in altre parole:
- LA COMPETITIVITA’ E’ L’OPPOSTO DELL’ARMONIZZAZIONE.
- LA STABILITA’ DEI PREZZI RENDE PIU’ LIBERA LA CIRCOLAZIONE DEI CAPITALI A DISCAPITO DELLA MOBILITA' DEL FATTORE LAVORO.
- LO STRUMENTO EURO E’ STATO ARCHITETTATO PER PERSEGUIRE TALI OBIETTIVI.
I risultati sono
sotto gli occhi di tutti.
La UE stessa, dunque,
promuove la prevalenza o prevaricazione del più forte sul più debole, rende più
mobile il fattore capitale a discapito del fattore lavoro la cui armonizzazione
trova, tra i popoli, barriere culturali e legislazioni diverse che pongono
limiti, al momento e ancora per lunghi decenni, obiettivamente non superabili.
A livello
istituzionale la UE poi supera l’inimmaginabile, organizzata com’è per
concentrare il potere su organi non eletti su cui l’influenza delle lobby e delle
élite tecnocratiche internazionali impongono le politiche comuni e che, attraverso
gli assurdi parametri economici imposti, controllano le politiche interne degli
Stati membri disattivandone tutto ciò
che riguarda i processi democratici e la sovranità.
Questo è lo status
quo.
La struttura istituzionale
della UE la trovate qui . Quello
che segue è un banale schema di funzionamento della UE .....ecco, noi votiamo nelle
prossime elezioni soltanto rappresentanti del Parlamento Europeo
che è stato pensato proprio per essere il meno influente possibile nei processi
istituzionali UE.
Per le elezioni
europee che propongono i partiti e i movimenti italiani ?
PD: Nell’ambito
dei grandi partiti europei il PD sostiene il programma
del PSE (Partito Socialista Europeo) e appoggia la candidatura del tedesco
socialista Martin Schulz
alla presidenza della Commissione Europea. Il Pse ha approvato un programma in
10 punti: tra questi il diritto a un lavoro dignitoso, la creazione di nuovi
posti di lavoro, la ripartenza dell’economia europea, la regolamentazione del
settore bancario, l’imposizione di un tetto per i bonus ai banchieri, la
creazione di un Europa sociale e verde, favorire l’uguaglianza dei diritti
delle donne e delle diversità, la promozione di un vita sana e sicura, maggiore
democrazia e partecipazione. Nel programma del Pd per le elezioni europee c’è
anche la parità di genere e la lotta alla violenza sulle donne, il ricorso ai
project bonds per finanziare gli investimenti nell’economia verde e la
promozione dell’Europa come attore globale.
M5S: programma in
7 punti: Referendum per la permanenza nell’Euro, Abolizione del Fiscal
Compact, Adozione degli Eurobond, Alleanza tra i Paesi mediterranei per una
politica comune, Investimenti in innovazione e nuove attività produttive
esclusi dal limite del 3% annuo di deficit di bilancio, Finanziamento per
attività agricole e di allevamento finalizzate ai consumi nazionali interni,
abolizione del pareggio di bilancio.
Forza Italia: pochi
punti ma lapidari sono quelli che Silvio Berlusconi ha buttato giù per
provare a restare a galla alle Europee che, per la prima volta, non lo vedranno
in lista. Serve una comune politica dell'economia, una comune politica fiscale
e un'unica politica estera. Per questo Forza Italia chiede che il presidente
del governo europeo venga eletto direttamente dai cittadini europei. E’ necessario
eliminare il fiscal compact e consentire ai Paesi lo sforamento del 3% annuo
nel rapporto tra deficit e PIL. La Banca centrale europea deve diventare
prestatore di ultima istanza, che possa stampare moneta ed emettere eurobond. Vanno
rinegoziati tutti i trattati firmati a livello europeo. Forza Italia è nel PPE (Partito Popolare Europeo) che
candida Jean-Claude
Juncker alla presidenza della Commissione europea.
Lega Nord: seguendo il proposito che “un’altra Europa è possibile” il programma
della Lega che viene annunciato con un logo contenente lo slogan “Basta Euro” che è anche il titolo di un opuscolo in cui si
risponde a 31 domande inerenti l’abbandono della valuta Euro e il ritorno a una
valuta nazionale. Ecco alcuni punti in sintesi: gli Stati nazionali sono sempre
meno democratici… ma l’UE non è una democrazia in loro sostituzione, l’Europa
si sta trasformando in un impero medievaleggiante, ristabilire la primazia
delle sovranità nazionali sul diritto comunitario. Ha stretto accordi con altri
schieramenti europei euroscettici tra cui il Front National di Marine Le Pen.
NCD + UDC + Popolari: il programma
si sintetizza nei seguenti slogan: Vogliamo rifondare l’Unione europea perché
l’Europa sia protagonista nel mondo, Liberi di scegliere chi ci governa, Tutela
del Made in Italy, Una difesa e una diplomazia comuni.
L’Altra Europa con Tsipras: sostiene la candidatura alla
presidenza della Commissione europea di Alexis Tsipras e ha il suo programma
espresso in dieci punti tra cui: la fine immediata dell’austerità, un programma
di ricostruzione economica, la
sospensione del patto di bilancio europeo (Fiscal Compact), una Conferenza
europea sul debito, una vera banca europea, una legislazione europea (segnalo un’analisi
molto critica del programma svolta su questo blog).
Fratelli d’Italia + AN: Diviso in 16
sfide, il programma
di Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale si caratterizza per la forte difesa del
"made in Italy" e della sovranità nazionale.
Per l’analisi economica
fatta in precedenza è chiaro, almeno per sei-sette premi Nobel per l’economia, per alcuni seri economisti e giuristi italiani e, umilmente, per me, che il
problema sono lo strumento € e le politiche a suo supporto.
Fatevi una domanda,
quali sono gli schieramenti politici italiani che hanno individuato quella che in questo post e qui viene identificata come la causa
della crisi?
E un’altra domanda,
chi promuove politiche economiche pro-cicliche?
Datevi le risposte
e votate.
Chiudo con un po’
di analisi filosofica (.......che consiglio in genere al posto dell’analisi
psicoterapica......)
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