venerdì 14 ottobre 2022

L'OCCIDENTE HA RISVEGLIATO I "MALVAGI RUSSI"

 Dalla stampa russa: https://asd.news/articles/voyna/zapad-razbudil-zlykh-russkikh/

Tradotto e pubblicato da TRENTINORUSSIA.

L'OCCIDENTE HA RISVEGLIATO I "MALVAGI RUSSI"


 

Aleksej Zot’ev


La società russa mira a vincere 

 

Ieri, per la prima volta nella storia del conflitto tra Russia e Ucraina, quest'ultima ha colpito il nostro territorio con missili di fabbricazione statunitense. Mentre respingevano un attacco a Belgorod, i sistemi di difesa aerea russi hanno colpito in cielo i missili AGM-88 HARM di fabbricazione statunitense. Frammenti marcati BSU-59/B, caratteristici dello stabilizzatore mobile dello scafo AGM-88 HARM, sono stati trovati sul luogo del relitto dei missili abbattuti.

Non è una sorpresa che l'Ucraina abbia colpito una città russa. Tali circostanze sono già diventate una sorta di norma per alcune località delle regioni di Belgorod, Kursk e Lipezk. Ciò che sorprende è che l'attacco è stato effettuato con munizioni di fabbricazione statunitense, trasferite all'Ucraina a condizione che non venissero utilizzate per colpire il territorio russo. Questo fatto implica che l'Ucraina ha violato unilateralmente i termini degli accordi precedenti, oppure che gli Stati Uniti hanno tolto il "tabù" sull'uso delle armi trasferite alla Kiev ufficiale.

È ormai chiaro che sono gli Stati Uniti, nonostante tutte le affermazioni dei politici americani secondo cui il conflitto deve essere disinnescato diplomaticamente, a trascinare la Russia in qualcosa di ampio, sanguinoso e prolungato. Viene trascinata con il tacito consenso dell'Europa. Stanno trascinando l'Ucraina, anche se capiscono che il conflitto gonfiato distruggerà l'Ucraina come Stato e i suoi territori densamente popolati, quelli che non andranno alla Russia e che non saranno raccolti dall'Europa, scenderanno in un vero e proprio medievalismo.

Nel contesto di questi eventi, è interessante capire se i militari e i politici statunitensi sono consapevoli del genio che stanno facendo uscire dalla bottiglia.

Negli ultimi quindici anni, la Russia ha superato una serie di prove di forza ed ha dimostrato di essere pronta a difendere i propri interessi in ogni modo possibile. L'Ossezia del Sud, la Crimea, le repubbliche del Donbass, la Siria, l'Ucraina - di fatto, in ognuno di questi territori ci siamo opposti all'Occidente collettivo, che nei lunghi anni di rovina post-sovietica non era abituato a fare i conti con il nostro Paese e certamente non era abituato a ricevere una risposta laddove non avrebbe dovuto essercene una in linea di principio. E ora, non facendo mistero delle sue intenzioni o della sua posizione, l'Occidente è entrato in conflitto aperto con la Russia, scatenando di fatto una guerra mondiale, anche se ibrida.

Gli eventi della scorsa settimana, in cui in risposta all'attacco terroristico al ponte di Crimea, le nostre forze armate hanno inferto un colpo devastante ad un'enorme quantità di infrastrutture critiche dell'Ucraina, lasciando praticamente diverse zone senza luce, acqua e riscaldamento, sono stati una sorta di "telegramma" a Washington, che indica in modo più che eloquente che siamo pronti a fare di più. 

Ma invece di riflettere e trarre le giuste conclusioni, conclusioni in grado di salvare decine se non centinaia di migliaia di vite, gli Stati Uniti hanno sancito l’attacco alle città russe con armi precedentemente trasferite, segnandosi di fatto come parte in causa nel conflitto. Con tutte le conseguenze che questa situazione comporta.

Nella realtà attuale, la caratteristica del "male" può essere la valutazione più chiara dell'attuale stato morale della maggioranza degli abitanti del nostro Paese. No, non abbiamo più paura di un conflitto con l'Occidente collettivo, perché la nostra disponibilità generale a un tale scenario è perfettamente chiara. Mentre gli europei sono in giro a comprare cibo e carta igienica, i russi comprano senza pietà uniformi, scarpe, attrezzature e giubbotti antiproiettile. Ovviamente, investendo denaro in questi beni si pensa di usarli in futuro, cioè di combattere. Perché indossare un'uniforme militare non è nascondersi dalla guerra: è stupido, irrazionale e inutile.

I russi si recano volentieri agli uffici per l'arruolamento militare, sia come parte della mobilitazione che volontariamente, ad eccezione di quel gruppo di omosessuali latenti che, per salvarsi la pelle, si sono affrettati a partire per altri Paesi. I russi sostengono il nostro esercito con tutte le loro forze, trasferendo somme enormi per gli standard moderni per acquistare attrezzature speciali e munizioni per coloro che stanno già combattendo. Semplicemente non ci facciamo più illusioni né ci autoinganniamo, cercando di convincere noi stessi e gli altri che questa non è la nostra guerra. È la nostra guerra e oggi questo è più che evidente. È una guerra di popolo, perché una sconfitta nel conflitto in Ucraina sarebbe una sconfitta che in linea di principio porrebbe fine alla grande ed eroica storia del nostro Paese.

Sì, siamo arrabbiati perché stanno apertamente cercando di cancellarci dalla faccia della terra. Oggi la nostra cultura è bandita dalla maggior parte del pianeta. La nostra storia viene palesemente riscritta e distorta. I nostri atleti sono stati resi paria dall'esclusione dalla maggior parte delle competizioni sportive e i nostri scienziati possono partecipare ai grandi progetti internazionali solo compiendo il rituale atto di tradimento che consiste nel condannare pubblicamente le politiche perseguite dalla leadership del Paese e sostenute dal suo popolo.

Contrariamente alle aspettative dei manipolatori occidentali, non stiamo incolpando la nostra leadership per tutto ciò che sta accadendo, perché capiamo chiaramente chi c'è dietro questi eventi. Siamo consapevoli che questa potrebbe essere l'ultima guerra che deciderà il destino del mondo nel suo complesso e il destino della Russia in particolare. E lo scatenarsi della rabbia, che oggi pervade sempre più la nostra società, è infinitamente pericolosa per l'ordine mondiale stabilito, che sta cercando di escludere la Russia ed i popoli che abitano il suo territorio dalla realtà oggettiva. 

E’ proprio questo ciò che l'Occidente collettivo deve capire oggi. Per capire e ricordare che una volta ha affrontato qualcosa di simile. L'ha già affrontato in passato e si è crudelmente pentito di aver fatto arrabbiare i russi. Cosa vi aspettate da noi ora? Che dovremmo ripetere la storia e distruggere il fascismo nascente nella sua tana? È possibile. Cominciate a capire che, dopo aver denazificato l'Ucraina, non ci fermeremo, perché sappiamo bene che la radice di tutti i mali non è a Kiev. Siamo pronti a finire ciò che abbiamo iniziato. Voi siete pronti ad affrontare i malvagi russi?


domenica 2 ottobre 2022

La situazione della società civile italiana in 7 punti - di Andrea Zhok

 Dall'Antidiplomatico un interessante articolo di Andrea Zhok, Professore di Filosofia Morale all'Università di Milano.

 

 La situazione della società civile italiana in 7 punti

La situazione della società civile occidentale, e italiana in particolare, credo sia riassumibile in questi punti.


1) Da mezzo secolo il lavoro di demolizione della democrazia reale è all’opera, consapevolmente e costantemente. Vi hanno partecipato le riforme scolastiche e i monopoli mediatici, l’ideologia dell’antipolitica e l’incentivazione alla competizione individuale illimitata. È stato un lavoro che ha coinvolto due generazioni e ora è completo, perfetto.

2) La gente non è necessariamente né più stupida, né più ignorante di mezzo secolo fa, ma ha perduto nella maniera più completa la capacità primaria di organizzarsi, di dialogare, di costruire insieme qualcosa. Manca la formazione, manca l’atteggiamento, manca la base materiale ed istituzionale per fare alcunché: l’azione collettiva è morta.

3) Tutti coloro i quali si appellano a qualche “situazionismo”, a qualche flash mob, a qualche chiassata estemporanea per “ottenere la visibilità dei media” come forma di azione collettiva non ha capito niente. Sta chiedendo al sistema di prendere sul serio la sua voce laddove il sistema è nato per silenziare o strumentalizzare le voci sgradite.

4) A livello delle classi dirigenti la demolizione della sfera politica, della sua autorevolezza e della comprensione della sua necessità ha condotto ad un declino verticale della qualità di questi ceti apicali. Questo processo di degrado e dilettantismo delle classi dirigenti politiche non è un monopolio italiano, ma è una tendenza generalizzata: quando non sono dilettanti allo sbaraglio sono tecnocrati a gettone. È per questa semplice ragione che stiamo precipitando nell’abisso senza muovere un sopracciglio. Siamo un intero continente che si comporta come quell’uomo, in caduta libera dal grattacielo, che ad ogni piano si dice: “Finora tutto bene.”

5) A livello sociale e riflessivo la situazione è egualmente disperante. L’intera sfera dell’attenzione sociale è rivolta a dimensioni privatistico-sentimentali, finto-intimistiche, immaginando che il mondo cambierà se solo avremo portato alla luce con abbastanza sottigliezza qualche intimo fremito, qualche zona umbratile del nostro animo tra sonno e veglia. Questa iperconcentrazione sulle sorti del proprio ombelico è la cifra dell’ultima generazione, che per tutto ciò che riguarda i rapporti strutturali, storici, sociali, lavorativi, legali, tradizionali, comunitari è ridotta al livello zero: rotelline disposte a tutto, che dove le metti stanno, sensibili solo all’agenda di moda.

6) Una volta qualcuno pensava che fosse la religione l’oppio dei popoli. Fu un grave errore di analisi. La religione che avevano davanti gli occhi nell’800 giocava sì quel ruolo, ma era semplicemente una deriva culturale in cui i ceti dominanti mettevano a tacere le coscienze strumentalizzando promesse virtuali (l’Aldilà garantito agli obbedienti). Oggi le promesse virtuali che addormentano le coscienze le abbiamo ovunque intorno a noi h24 in forma di infinite comunicazioni mediatiche, paradisi artificiali delle pubblicità, stili di vita tanto al chilo sparati alla TV, narrative consolanti ed edificanti intorno a mondi lontani, esotici o fittizi. Una volta il rinchiudersi in un mondo virtuale, accomodante, impermeabile e restio a percepire quale che accade fuori era segno dell’indebolimento terminale dei molto anziani, che riducevano la complessità percepita del mondo perché non avevano più le forze per affrontarla. Oggi questo tratto è pressoché universale.

7) Non so se c’è una via d’uscita da tutto ciò che non passi attraverso la catastrofe. E di questi tempi le catastrofi possono non essere qualcosa che coinvolge solo lutti personali, ma possono coinvolgere la stessa esistenza in vita di tutti. Se ci fosse una via d'uscita, se una via stretta fosse ancora disponibile, essa deve passare dall’abbandono di personalismi e velleitarismi, dall’abbandono di due idee petit bourgeois: quella per cui “se solo tutti facessero così allora sì che…”, e quella per cui "posso aderire a un progetto solo se è fatto a mia immagine e somiglianza".
Per inciso, non accade mai che tutti facciano la stessa cosa salvo in due casi: se c’è una costrizione esterna dovuta alla necessità (tutti si rifugiano se sei sotto un bombardamento) o se c’è un coordinamento prodotto da un’organizzazione. Il primo si verificherà se arriveremo alla catastrofe. Il secondo richiede di prendere dannatamente sul serio la possibilità della catastrofe e la responsabilità di evitarla.


NO ALLA GUERRA

Il presidente del OTSC Europa ci dice che da un rapporto dei servizi di sicurezza russi sembrerebbe che gli USA si apprestino a dichiarare guerra alla Russia con ovvie intenzioni nel breve:

  1. Impedire  lo svolgimento delle elezioni di medio termine americane per non far avanzare i repubblicani dando così pieni poteri al presidente Biden.
  2. Coinvolgere nella guerra tutta la Nato, quindi l'Italia.

 

Nel suo messaggio ci ricorda inoltre che gli USA si sono inventati la guerra in Iraq, Vietnam, Afganistan, Corea, Jugoslavia e, aggiungo, destabilizzando, cooptando e controllando interi Stati e comunità.

Gridate ad alta voce il no alla guerra.

NO ALLA GUERRA.