domenica 4 maggio 2014

Orientarsi nella crisi verso le elezioni europee

Cominciamo col dire che l’Italia, come altre nazioni europee, nel secondo dopoguerra ha sperimentato con successo un modello istituzionale basato su un concetto di sovranità che è quello democratico “necessitato”, come già riportato in un precedente post, non è concepita quindi un’astratta sovranità, come potere di supremazia dell’organizzazione dello Stato sui cittadini, essa è invece concepita sul fatto che possano essere perseguiti e garantiti i diritti fondamentali, tra cui il primo è il diritto del lavoro (art.1 e 4).
Siamo in crisi, le forze politiche indicano diverse ipotesi sulle loro cause, proviamo ad analizzarle in breve.

Il debito pubblico. Ha un unico problema o è garantito o non è garantito, o c’è una Banca Centrale che garantisce fino a pensare di monetizzarlo o altrimenti la gente corre a venderlo e non è possibile rientrare in un’altra maniera.
Il fondo Salva Stati in realtà non ha fermato mai nulla dello spread (differenziale di rendimento tra i titoli di debito pubblico poliennali italiani e tedeschi), altro che scudo anti-spread, sono bastate tre parole “whatever it takes”.
Il debito pubblico italiano è molto più sostenibile di quello di Germania, Francia, Spagna, Gran Bretagna e USA.
Il debito pubblico italiano è un problema da affrontare ma non è la causa della crisi.

Corruzione, casta, costi della politica. Se si annullassero magicamente tutti questi presunti “sprechi” le aziende italiane venderebbero di più, in Italia o all’estero?
Ovviamente no.
Il problema è, dal lato interno una domanda debole, dall’estero un prezzo troppo alto dei prodotti perché abbiamo una moneta sopravvalutata.
Alcuni di tali argomenti sono crimini o reati, oggetto di magistratura e polizia, e in parte sono problemi etico-morali che affondano sicuramente nel malcostume ma che hanno ricevuto un fortissimo impulso dalle deregolamentazioni del mercato e dalla riforma del Titolo V della Costituzione.
Inoltre non esiste alcun nesso tra corruzione e debito, nei due sottostanti grafici ho inserito i dati suggeriti dal Professor Alberto Bagnai, docente di Politica Economica presso il dipartimento di Economia dell’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara, nel suo libro (Il Tramonto dell’Euro – 2012 – Alberto Bagnai – Imprimatur), possiamo notare come, durante gli anni che vanno dal 2001 al 2007, a fronte di un aumento della corruzione c'è una riduzione del debito pubblico.


Sono problemi importanti da affrontare ma non sono la causa della crisi.

Spesa pubblica improduttiva. E’ sicuramente possibile spendere meglio, riqualificarla, però dire che se diminuiamo la quantità di spesa, anche la più cattiva, si va in recessione, è lapalissiano, basta tenere conto del funzionamento del flusso del reddito.
Non è la causa della crisi.

Le tasse. Se uno Stato non funziona bene come economia, e quindi si impoverisce, non è una migliore distribuzione della ricchezza o una minore ineguaglianza che risolve la crisi, eppoi la distribuzione di ricchezza in Italia è tra le più uguali, regolari nel mondo, semplicemente perché c’è una grande presenza di proprietari di casa che rappresenta la parte preponderante dei risparmi/patrimonio dello Stato.
Le tasse evase non sono la causa della crisi.

Qual è allora il problema?

Il problema è l’Euro. l'Italia ha, per i suoi fondamentali economici, una valuta sopravvalutata cioè vale di più di quello che dovrebbe valere. La Germania ha una valuta sottovalutata per i suoi fondamentali economici, cioè vale di meno di quello che dovrebbe valere. La moneta comune a loro è l'€. Per effetto di questa considerazione e prendendo come riferimento la moneta più stabile del pianeta, il $, l'€ virtuale italiano dovrebbe essere cambiato a circa 1,00 ÷ 1,10 $ mentre l'€ virtuale tedesco dovrebbe essere cambiato a 1,70 ÷ 1,80 $.
L'€ reale è cambiato a circa 1,39$.
L'utilizzo di una moneta comune tra due economie con fondamentali diversi ma concorrenti tra loro negli stessi settori industriali porta inevitabilmente a rendere più competitivi i prodotti dell'economia con moneta sottovalutata e fuori mercato i prodotti dell'economia con moneta sopravvalutata.
La Germania esporta, l'Italia no.
Le imprese italiane chiudono, quelle tedesche no
In Italia aumenta la disoccupazione, in Germania no.
La Germania vince e impone le regole, l'Italia obbedisce e muore.
Stessa cosa vale per gli altri Paesi “deboli” della UE (e ultimamente anche per la Francia).

Shock esterni, politiche concorrenziali sleali, squilibri in genere vengono sanati, in regime di sovranità, con le politiche del cambio che è il listino prezzi del Paese.
In un regime di moneta unica se si va indietro come competitività rispetto agli altri Stati membri non abbiamo modo di aggiustare il nostro listino prezzi se non scaricando questi squilibri sui salari abbassandoli e applicando politiche di austerità per ridurre la domanda interna abbattendo le importazioni e riportando in attivo il saldo estero.
Una vittoria di Pirro.
Con uno Stato debole e una valuta forte si ha un’incredibile combinazione esplosiva. Disoccupazione., indebitamento facile con bassi tassi perché affidabile in quanto sei in area Euro, e quindi incremento del  debito privato che, grazie al sistema Target2, si scarica sul debito pubblico.
In questa situazione non possiamo pensare di distribuire denaro aggiuntivo aumentando la spesa pubblica, non possiamo pensare di eliminare il problema tagliando le tasse. Con il denaro in più si andrebbe di nuovo ad acquistare beni esteri perché più convenienti sbilanciando in negativo il saldo estero.
L’unica via, conditio sine qua non, primo tassello di successive profonde riforme, è uscire dall’Euro, riconquistare la sovranità monetaria, ri-nazionalizzare la banca centrale, riattivare la Costituzione annullando le assurde modifiche apportate negli ultimi vent’anni.

Se si ritiene rischiosa questa via ci sarebbero altre possibilità a mio avviso, e non solo mio,  non percorribili:
  • Un politica fiscale armonizzata con trasferimenti interni, ma la Germania non li vuole essendone prevedibilmente il primo contributore, e anche noi non dovremmo volerli sapendo come è andata nel sud Italia.
  • Una ulteriore deflazione salariale (jobs act), ma non serve, tutti più poveri non sembra una soluzione prospettica, e con essa si persegue evidentemente la fine dello Stato.

L’armonizzazione tra gli Stati UE in temi di politica fiscale e mercato del lavoro rimangono la chimera dei sognatori, infatti la UE stessa pone i suoi fondamenti sulla forte competitività tra gli Stati e la stabilità dei prezzi (art. 3 TUE).
Detto in altre parole:
  • LA COMPETITIVITA’ E’ L’OPPOSTO DELL’ARMONIZZAZIONE.
  • LA STABILITA’ DEI PREZZI RENDE PIU’ LIBERA LA CIRCOLAZIONE DEI CAPITALI A DISCAPITO DELLA MOBILITA' DEL FATTORE LAVORO.
  • LO STRUMENTO EURO E’ STATO ARCHITETTATO PER PERSEGUIRE TALI OBIETTIVI.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

La UE stessa, dunque, promuove la prevalenza o prevaricazione del più forte sul più debole, rende più mobile il fattore capitale a discapito del fattore lavoro la cui armonizzazione trova, tra i popoli, barriere culturali e legislazioni diverse che pongono limiti, al momento e ancora per lunghi decenni, obiettivamente non superabili.
A livello istituzionale la UE poi supera l’inimmaginabile, organizzata com’è per concentrare il potere su organi non eletti su cui l’influenza delle lobby e delle élite tecnocratiche internazionali impongono le politiche comuni e che, attraverso gli assurdi parametri economici imposti, controllano le politiche interne degli Stati membri disattivandone tutto ciò che riguarda i processi democratici e la sovranità.

Questo è lo status quo.

La struttura istituzionale della UE la trovate qui . Quello che segue è un banale schema di funzionamento della UE .....ecco, noi votiamo nelle prossime elezioni soltanto rappresentanti del Parlamento Europeo che è stato pensato proprio per essere il meno influente possibile nei processi istituzionali UE.



Per le elezioni europee che propongono i partiti e i movimenti italiani ?

PD: Nell’ambito dei grandi partiti europei il PD sostiene il programma del PSE (Partito Socialista Europeo) e appoggia la candidatura del tedesco socialista Martin Schulz alla presidenza della Commissione Europea. Il Pse ha approvato un programma in 10 punti: tra questi il diritto a un lavoro dignitoso, la creazione di nuovi posti di lavoro, la ripartenza dell’economia europea, la regolamentazione del settore bancario, l’imposizione di un tetto per i bonus ai banchieri, la creazione di un Europa sociale e verde, favorire l’uguaglianza dei diritti delle donne e delle diversità, la promozione di un vita sana e sicura, maggiore democrazia e partecipazione. Nel programma del Pd per le elezioni europee c’è anche la parità di genere e la lotta alla violenza sulle donne, il ricorso ai project bonds per finanziare gli investimenti nell’economia verde e la promozione dell’Europa come attore globale.

M5S: programma in 7 punti: Referendum per la permanenza nell’Euro, Abolizione del Fiscal Compact, Adozione degli Eurobond, Alleanza tra i Paesi mediterranei per una politica comune, Investimenti in innovazione e nuove attività produttive esclusi dal limite del 3% annuo di deficit di bilancio, Finanziamento per attività agricole e di allevamento finalizzate ai consumi nazionali interni, abolizione del pareggio di bilancio.

Forza Italia: pochi punti ma lapidari sono quelli che Silvio Berlusconi ha buttato giù per provare a restare a galla alle Europee che, per la prima volta, non lo vedranno in lista. Serve una comune politica dell'economia, una comune politica fiscale e un'unica politica estera. Per questo Forza Italia chiede che il presidente del governo europeo venga eletto direttamente dai cittadini europei. E’ necessario eliminare il fiscal compact e consentire ai Paesi lo sforamento del 3% annuo nel rapporto tra deficit e PIL. La Banca centrale europea deve diventare prestatore di ultima istanza, che possa stampare moneta ed emettere eurobond. Vanno rinegoziati tutti i trattati firmati a livello europeo. Forza Italia è nel PPE (Partito Popolare Europeo) che candida Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione europea.

Lega Nord: seguendo il proposito che “un’altra Europa è possibile” il programma della Lega che viene annunciato con un logo contenente lo slogan “Basta Euro”  che è anche il titolo di un opuscolo in cui si risponde a 31 domande inerenti l’abbandono della valuta Euro e il ritorno a una valuta nazionale. Ecco alcuni punti in sintesi: gli Stati nazionali sono sempre meno democratici… ma l’UE non è una democrazia in loro sostituzione, l’Europa si sta trasformando in un impero medievaleggiante, ristabilire la primazia delle sovranità nazionali sul diritto comunitario. Ha stretto accordi con altri schieramenti europei euroscettici tra cui il Front National di Marine Le Pen.

NCD + UDC + Popolari: il programma si sintetizza nei seguenti slogan: Vogliamo rifondare l’Unione europea perché l’Europa sia protagonista nel mondo, Liberi di scegliere chi ci governa, Tutela del Made in Italy, Una difesa e una diplomazia comuni.

L’Altra Europa con Tsipras: sostiene la candidatura alla presidenza della Commissione europea di Alexis Tsipras e ha il suo programma espresso in dieci punti tra cui: la fine immediata dell’austerità, un programma di ricostruzione economica,  la sospensione del patto di bilancio europeo (Fiscal Compact), una Conferenza europea sul debito, una vera banca europea, una legislazione europea (segnalo un’analisi molto critica del programma svolta su questo blog).

Fratelli d’Italia + AN: Diviso in 16 sfide, il programma di Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale si caratterizza per la forte difesa del "made in Italy" e della sovranità nazionale.

Per l’analisi economica fatta in precedenza è chiaro, almeno per sei-sette premi Nobel per l’economia, per alcuni seri economisti e giuristi italiani e, umilmente, per me, che il problema sono lo strumento € e le politiche a suo supporto.

Fatevi una domanda, quali sono gli schieramenti politici italiani che hanno individuato quella che in questo post e qui viene identificata come la causa della crisi?
E un’altra domanda, chi promuove politiche economiche pro-cicliche?

Datevi le risposte e votate.

Chiudo con un po’ di analisi filosofica (.......che consiglio in genere al posto dell’analisi psicoterapica......)

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