martedì 10 giugno 2014

De corruptione

Sono un po' di giorni che in TV sento dire che il Governo Renzi sta pensando a nuove misure contro la corruzione, ne rido amaramente........

La corruzione, nell'accezione di un'organizzazione socio-economica, è quel reato connesso alla pubblica amministrazione, consistente nel derogare e nell'indurre a derogare ai doveri d'ufficio in cambio di denaro o di altri vantaggi personali.
Più precisamente in Italia il concetto di corruzione è riconducibile a diverse fattispecie criminose, disciplinate nel Codice Penale, Libro II - Dei delitti in particolare, Titolo II - Dei delitti contro la pubblica amministrazione.
Le relative fattispecie criminose sono tutte accomunate da alcuni elementi:
  • reati propri del pubblico ufficiale;
  • accordo con il privato;
  • dazione di denaro od altre utilità.
Quindi, la corruzione è categoria generale, descrittiva dei seguenti reati:
  • art. 318 c.p. - Corruzione per un atto d'ufficio.
  • art. 319 c.p. - Corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio.
  • art. 319 ter c.p. - Corruzione in atti giudiziari.
  • art. 320 c.p. - Corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio.
  • art. 321 c.p. - Pene per il corruttore.

Negli ultimi venticinque anni si è diffusa in modo insistente e superficialmente ragionevole, grazie a campagne mediatiche e giudiziarie, l'idea che tale malcostume italiano, assieme a una indiscutibile (ma voluta) inerzia burocratica di natura amministrativa e giudiziaria, sia la causa della crisi economica ma anche etica nonché culturale, che ci si è palesata prima, oltre vent'anni fa con Tangentopoli e, poi, dal crollo Lehman fino ad oggi.
Tale fenomenologia è efficacemente sintetizzata nella propaganda, ora divenuta senso comune, in varie frasi ad effetto come:
  • casta-cricca-corruzione;
  • siamo tutti mafiosi;
  • corruzione=debito pubblico;
  • spesa pubblica improduttiva;
  • meglio il privato del pubblico, è più efficiente;
  • repubblica delle banane;
  • il problema è nel DNA degli italiani;
  • non c'è niente da fare siamo fatti così.
  • Gli altri (paesi UE) sono meglio di noi e insieme a loro miglioreremo, quindi “più Europa”.

Ora il punto è: siamo sicuri che la colpa è di tutti noi italiani, corrotti, corruttori, furbi e infidi, e che gli altri siano meglio di noi?

Beh in effetti un po' lo siamo, è vero, ma lo sono anche e più di noi gli altri, il più grande scandalo di corruzione emerso nel mondo è quello della Siemens avvenuto in Germania e dalla Germania verso l'estero, proprio lì dove, secondo la logica del “più Europa”, ci sarebbero i migliori tra quelli che ci dovrebbero moralizzare.

È evidente che qualcosa non torna, proviamo a ragionarci su.

La storia ci narra che nel luglio 1981, a causa del cattivo uso che i politici facevano del danaro e dell'abuso della sua creazione, Ciampi, all'epoca governatore della Banca d'Italia (BdI), e Andreatta, ministro del Tesoro, in una notte e all'insaputa del popolo italiano decisero di disobbligare la BdI dall'acquisto di titoli di stato rimasti invenduti all'asta. Un passo deciso verso l'indipendenza della banca centrale dallo Stato.
La conseguenza nefasta di quella decisione antidemocratica fu l'inarrestabile impennarsi del debito pubblico a causa dell'aumento degli interessi passivi, più alti per attrarre, da elargire ai compratori italiani e non.
Quindi la scusa della corruzione fu adottata per intraprendere un lungo cammino istituzionale, culminato con l'adesione all'Eurozona, che avrebbe portato alla totale indipendenza della banca centrale dallo Stato.
Questo l'effetto sul debito pubblico di quella decisione falsamente moralizzatrice:


Dopo otto anni da quella decisione l'italia aderì alla UE con il trattato di Maastricht, quel trattato che, più volte detto su questo blog, all'articolo 3 (ex art.2) paragrafo 3, recita:
L'Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente..........

Quindi, in virtù:
  • di tali concetti base che vincolano lo Stato, in regime di adozione di una moneta comune, all'assurdo contenimento di spesa pubblica su cui ricadrebbero le colpe dell'aumento del debito pubblico, soprattutto a causa della “spesa pubblica improduttiva” e della corruzione diffusa;
  • del recepimento del principio di sussidiarietà, principio sociale e giuridico amministrativo che stabilisce che l'intervento degli Enti pubblici territoriali (Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni), sia nei confronti dei cittadini sia degli enti e suddivisioni amministrative ad esso sottostanti (ovvero l'intervento di organismi sovranazionali nei confronti degli stati membri), debba essere attuato esclusivamente come sussidio (ovvero come aiuto, dal latino subsidium) nel caso in cui il cittadino o l'entità sottostante sia impossibilitata ad agire per conto proprio;
la miscela di questi principi ha portato a decentrare, in merito a diverse funzioni pubbliche, i poteri, controlli e responsabilità dallo Stato centrale agli Enti locali.
In realtà sappiamo che si, le competenze sono state trasferite, ma sappiamo anche che il controllo delle stesse, in maniera trasversale, è rimasto in mano ai partiti politici.
Grazie all'aiuto del mirabile lavoro di Orizzonte48, di cui consiglio la lettura integrale, schematizziamo il processo corruttivo oggi “quasi istituzionalizzato”:

a) si è deciso di introdurre la società di capitali come forma prevalente di gestione dei servizi pubblici, specie locali (ma non solo, e non solo servizi).

b) si è introdotta l'idea che ciò avrebbe evitato (non si sa perché) ulteriore corruzione, specialmente se si fosse sviluppato il partenariato pubblico-privato: il privato porterebbe, sempre, non si sa bene perché, un'esperienza “vincente” che avrebbe fatto abbassare i costi e le tariffe;

c) per agevolare la "efficienza", dando la colpa della corruzione (che in sé non è detto che sia legata alla inefficienza, in termini di rapidità decisionale, anzi) alla burocrazia, si sono aboliti i controlli preventivi di legittimità sugli atti principali che comportano una spesa (svolti dalla Corte dei conti, nonché dai co.re.co e dagli organi statali che la esercitavano sugli atti regionali). Così, costituzione di queste società, capitalizzazioni, scelte dei soci e metodi relativi, decisioni di spesa, tipo bandi di gara e susseguenti procedure, sono stati sottratti a controllo preventivo, proprio quando irrompeva la super-regolazione di derivazione UE in materia (regolazione a ondate, sempre più stratificata), cioè quando più forte si poneva l'esigenza di verificare il rispetto delle più complesse regole;

d) tale disciplina europea, anche se in crescente finalizzazione "apparente" alla logica concorrenziale, in realtà, ponendo una serie inestricabile e sempre più complicata di parametri, requisiti, standard, certificazioni legittimanti, forme associative tra imprese, si risolve in generale nel privilegiare le imprese più "grandi" e quelle che già godevano di rapporti pre-instaurati con la pubblica amministrazione (imprese spesso coincidenti tra loro);

e) si è privatizzato il sistema bancario, rigorosamente in nome dell'Europa e dello Stato-cattivo, ma al tempo stesso si è creata una componente fondamentale e spesso decisiva di controllo azionario-bancario mediante il sistema delle fondazioni, “influenzate” a loro volta, in intrecci solidali tra le fondazioni stesse, dagli enti pubblici territoriali mediante i soggetti amministratori da questi nominati; ciò, in aggiunta, senza alcun controllo sulle relative nomine, non solo preventivo, come s'è visto abolito, ma anche sul rispetto di labili parametri legali di individuazione dei "nominati" da parte della politica;

f) si è proceduto (tradendo le roboanti affermazioni iniziali post-tangentopoli) a rendere fortemente dipendenti dalla politica i dirigenti pubblici in posizione decidente della spesa pubblica, e ciò con incidenza, principalmente, a livello locale, per le spesa conseguente a scelte di pianificazione territoriale e di politica industriale, area decisionale che, a sua volta, conduce a costituzione di società, a scelta dei soci, ed all'aggiudicazione di un sistema di appalti proiettati su fronti crescenti di attività in precedenza pubbliche (dalla gestione delle ex aziende pubbliche di servizi, alla "esternalizzazione" di segmenti di attività amministrativa, affidata a "privati" come diretti erogatori di servizi “interni” alla p.a.: informatizzazione, contabilità e gestione del personale, servizi di pulizia ecc.);

g) si è, contemporaneamente, provveduto a amplificare, prima a livello legislativo, poi costituzionale, la sfera operativa e funzionale di regioni e enti locali, trasferendo ad essi il potere di spesa e di assunzione del personale relativo (il tutto sempre nella simultanea abolizione dei controlli preventivi di legittimità sugli atti corrispondenti).

Applicate questo schema a MPS, all'Expo o al Mose, per parlare degli scandali più recenti, e tutto si farà improvvisamente più chiaro.

Ovviamente i protagonisti, privati e pubblici, si lamentano, rispettivamente, i primi della impossibile burocrazia e i secondi della invadenza dei "giudici".

I comuni cittadini accuratamente manipolati dal sondaggismo e dal condizionamento mediatico a suggestione moralistica, se la prendono con la già citata casta-cricca corruzione.

L'ordoliberismo che è interessato a ridurre i confini giuridici degli Stati a favore del libero mercato, dunque della libera circolazione dei capitali, prima impone regole che li destabilizzano (unica area valutaria, banca centrale indipendente, stabilità dei prezzi, forte competitività, sussidiarietà) poi invoca sempre tramite le istituzioni europee, che ne sono il braccio operativo, l'adozione di riforme moralizzatrici come per esempio:
  • la riduzione della spesa pubblica improduttiva, fonte di corruzione, sprechi e per questo presunta causa dell'aumento di debito pubblico.
  • le riforme costituzionali che devono snellire la burocrazia e stabilire regole “più moderne”.

L'ordoliberismo, quindi, inventa concetti come la casta, in modo da sviluppare un riduzionismo grottesco della democrazia nei suoi fisiologici punti deboli e, attraverso di essi, la disattiva del tutto perseguendo i propri obiettivi.

A quelli che dovessero dissentire da tale analisi ricordo che l'Italia diventò quinta potenza economica al mondo nonostante tangentopoli in atto e il retaggio di una classe politico-industriale gattopardesca che aveva sacrificato pezzi da novanta (Craxi), facendo credere di essere cambiata ma non cambiando nulla.

Quindi?

La corruzione c'è sempre stata e sempre ci sarà, bisognerebbe combatterla con l'applicazione di leggi e norme efficienti (esistenti e male o mai applicate) e con un approccio culturale diverso (sicuramente non il “più Europa”), ma il passo innovativo e opposto è stato però fatto con la sua istituzionalizzazione, infatti (grazie ancora a 48):

in un assetto socio-economico in cui l'oligarchia abbia il controllo del processo normativo, le norme rifletteranno una concezione di interesse generale creato dal controllo mediatico-oligarchico e - attraverso opportuni standard e meccanismi di linguaggio fortemente "tecnicizzato"- renderanno tendenzialmente legale l'appropriazione delle utilità e beni pubblici da parte delle oligarchie a danno della utilità e della eguaglianza, formale e sostanziale, del corpo elettorale, svuotando di contenuto sia i diritti politici, sia i diritti sociali (quello che sta accadendo).
In tale evenienza (realizzabile in diversi gradi):
- prevale L'ASSENZA DI CORRUZIONE (per difetto di fattispecie sanzionatorie applicabili ai meccanismi di appropriazione disparitaria della ricchezza, che vengono simultaneamente legalizzati dalle norme); e la corruzione degrada a fenomeno episodico, visto come eversione di un assetto sociale basato su un'APPARENTE ETICA FORTE, CONNESSA A UN CONCETTO NORMATIVO DI INTERESSE GENERALE SVINCOLATO DAL BENESSERE GENERALE.

Che dobbiamo aspettarci allora?

Per quanto appena detto la corruzione apparentemente diminuirà, fare certe manovre, politico-economiche pubbliche e o private, sarà lecito secondo le nuove leggi, regole e norme.
Non diminuiranno, ovviamente, i cosiddetti sprechi di risorse ad essa correlati, anzi......

Si tolgono i controlli e le sanzioni e il gioco è fatto, si istituzionalizza un modo di procedere ottimale per chi ha potere politico-economico a scapito dei cittadini che saranno sempre quelli che dovranno garantire la solvibilità di tale sistema con il loro stipendi (più poveri), i loro risparmi (esigui), le loro pensioni (sempre più magre).

Il concetto di corruzione, strumentalizzato come causa della crisi e figurato nel fenomeno casta-cricca, in sintesi è ad oggi uno specchietto per le allodole, lo si invoca per avere il consenso popolare che abilita i governanti a poterla invece legalizzare per aumentarne la portata.

Quanto detto lo testimonia la Corte dei Conti che ha smentito, nel silenzio dei media, il dato invece da essi diffuso e cavalcato, che la corruzione ammonti a 60 miliardi di Euro.
Ecco cosa ha detto, sul punto, il Presidente della Corte il 6 marzo scorso, in audizione presso la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale:
"...Nel corso dell'audizione Squitieri ha lanciato anche un allarme sulle società partecipate dagli enti pubblici, «in alcuni casi strutturate in scatole cinesi» con la messa a rischio dell'equilibrio finanziario dell'ente «fino a provocarne il dissesto». In coda un pensiero è andato alla presunta stima da 60 miliardi della corruzione in Italia: «È impossibile - sottolinea - stimare la ricaduta della corruzione sull'economia, qualsiasi stima è velleitaria. La corruzione va combattuta ma è impossibile pensare di stimarla. La Corte dei conti non ha mai detto che il fenomeno costa 60 miliardi».

Corruptio optimi pessima.

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