sabato 11 ottobre 2014

NON FACCIAMOCI DEL MALE

Oggi voglio parlare di un tema collegato a quello che ho già trattato in un'accezione più orientata all'economico-giuridico in questo post sulla corruzione di cui consiglio un'attenta lettura perché abbastanza connesso a quello che state per leggere.

Qualche giorno fa, in seguito a un mio post su facebook ci sono stati una serie di commenti relativi alla quasi irreversibile negativa natura del popolo italiano.
Prendo a prestito alcune frasi dei commenti perché esemplificative, in effetti la stragrande maggioranza della gente sostiene queste tesi:

(l'Italia è)Un paese di merda è tale perché è composto da troppa gente della medesima sostanza...
...non è "autorazzismo" (anche perché lo stai dicendo all'antirazzista per antonomasia) è semplicemente l'amara (amarissima in vero) constatazione della REALTÀ DEI FATTI fatta da chi, come me, ogni santo giorno (purtroppo) ha a che fare con tante persone che (te lo ASSICURO, ma non farmi perdere tempo e fegato a farti esempi e racconti), con il passare degli anni, si rivelano sempre più per quel che sono VERAMENTE al di là della facciata ovvero, come avevo sinteticamente espresso nel precedente post, delle MERDE. La loro natura fecale la estrinsecano in varie forme, dalla mera "ignoranza" nel senso più ampio del termine, al razzismo (loro sì), al meschino egoismo, alla mancanza di rispetto della basilari regole del viver civile ecc. TUTTO QUESTO determina, ripeto, il PAESE DI MERDA che è diventata l'Italia, le PERSONE DI MERDA. Se ora vuoi anche la soluzione... l'unica credo sia FAR STUDIARE SERIAMENTE qualche generazione e poi, FORSE, i nostri figli (probabilmente nipoti) potranno uscire da questo fosso. Un abbraccio...

Anch'io vivo situazioni simili, come più o meno tutti del resto, e anch'io talvolta sono preda di un istinto livoroso verso cose, persone, fatti.
In quei momenti, ve lo assicuro, sono potenzialmente molto più estremista del mio amico.

Perché è così?

Se penso alla constatazione della realtà dei fatti come l'amico sostiene, obiettivamente penso che i fatti siano l'effetto e non la causa.

Perché quotidianamente si è persa la dignità di rispettare arrogandosi il diritto di ricevere rispetto?
Perché la maleducazione ha preso il sopravvento?
Perché il popolo è totalmente in confusione in merito a diritti e doveri?
Perché se uno commette un reato il grado di certezza della pena è mediamente veramente basso, per legge?
Perché il controllore e il controllato sono enti o persone spesso sovrapponibili in maniera da annullare il controllo?
Perché la legge non è uguale per tutti?
Perché norme e regolamenti non sono per tutti?
Perché i giornali scrivono tutti la stessa cosa su tutto e quasi mai la verità?
Perché si fanno solo e si accettano leggi anticostituzionali senza alcuna sollevazione popolare?
Perché se faccio un post con una identità matematica o una equazione di primo grado il commento più gentile che ricevo sostiene che scrivo concetti difficili da comprendere?
...e potrei, potreste, proseguire ad libitum...

Io una risposta a tutte queste domande e alle altre non menzionate ce l'avrei, non è certo definitiva ma i link causa-effetto che ci prospetta al momento li trovo soddisfacenti.

È una risposta non banale e articolata che merita un piccolo excursus storico.

Ci sono due importanti momenti nella recente storia internazionale a livello socio-economico, il 1968 e il 1989.
Nel ‘68 c'è un movimento rivoluzionario e a guardarlo bene il movimento è antiborghese, ma non anticapitalistico. La borghesia era la classe che dettava le regole, i tempi della società, non in maniera equa ma nemmeno in maniera troppo sbilanciata. Rivolgendosi contro la borghesia si facilita l’avvento di un capitalismo senza borghesia. Non è un caso che i famosi “figli dei fiori” nati a Sausalito in California si è scoperto come, agli inizi, fossero finanziati da multinazionali e questo perché la lotta contro l’autorità è tipica del capitalismo che non vuole regole e regolatori, così è stato e così è. Il “fate l'amore non fate la guerra” si trasforma in breve in “liberi dalle regole”.
L’89 è l’altro momento decisivo, perché sotto il muro di Berlino viene sepolto anche quel ‘sogno di un’altra via” che segnava a livello simbolico la possibilità di pensare a qualcosa di altro rispetto al capitalismo.
Il capitalismo dunque impone solo sé stesso, annulla qualsiasi alternativa, ma non basta.
Esso si trasforma ulteriormente fino a divenire capitalismo finanziario, un potere concentrato nelle mani di pochi che oggi è arrivato ad abbattere gli ultimi bastioni, gli Stati e le loro Costituzioni democratiche, le loro leggi, le loro tradizioni.
Tutto diventa merce, anche il pensiero, tutto è possibile in nome del profitto, il denaro serve per generare altro denaro.

La società si è così rimodellata secondo questi nuovi criteri, siamo tutti più liberi di pensare e fare ciò che ci dicono di pensare, e quel fare è al solo scopo di consumare.

Il sistema non si basa su un progetto culturale, non si regge su verità, si basa solo sulla circolazione illimitata e fine a sé stessa della merce, su quel relativismo nichilista per cui puoi pensare tutto quello che vuoi, tanto è irrilevante.
Puoi dire che il mondo fa schifo, ma non si accetta sentirsi dire che si può trasformare.

Quindi si può dire che “l'Italia è un paese di merda fatta da pezzi di merda” ma non viene spontaneo, perché non accettato, dire che si può rimediare.
Farlo significa risalire alle cause dell'attuale delirio, la sconfitta delle regole democratiche, l'aberrazione di norme e regolamenti, l'annichilimento delle tradizioni quali selezioni secolari del buon senso popolare.

Nonostante ciò oggi gli italiani sono quello che sono ma non sono peggio degli altri, spesso sono migliori.

Dati alla mano non siamo i più corrotti, non siamo i più sanguinari, non siamo i più egoisti.
La storia ci dice che siamo stati tra i più coraggiosi, tra i più intraprendenti, tra i più innovatori.

Siamo un po' di tutto questo e non ci piace, è vero, non possiamo essere un esempio ma non può esserlo nessun altro popolo occidentale.
In effetti si, penso che siamo tra i più maleducati ma anche tra quelli che sanno amare di più.
In effetti la sensazione che quando vai all'estero, o meglio in altre specifiche nazioni portate come esempio, tutto funziona meglio è anche supportato dall'esperienza vissuta.

Poi, ancora una volta, passi tali Paesi al setaccio dei dati e dei numeri e scopri che hanno una disuguaglianza sociale maggiore della nostra (Germania), hanno una delinquenza maggiore della nostra (UK, Germania, Francia), sul welfare hanno tutti una Costituzione peggiore della nostra, hanno tutti un'aspettativa di vita inferiore alla nostra.

Non posso dire che siamo i migliori ma non c'è mediamente nessuno migliore di noi.

Perché dunque questa tendenza all'autodenigrazione, all'autorazzismo?

È il risultato di una propaganda criminale di un'oligarchia finanziaria che insieme a una crisi economica indotta lavorano per farci sentire inferiori, per imporci principi, riforme e leggi che altrimenti non avremmo mai accettato.

Lo dico io? Ma no, ce lo hanno detto in tempi non sospetti “loro” vedi qui e qui e se non avete voglia e tempo di andarvi a documentare eccovi le sintesi:

Un giorno ci sarà una crisi e saremo obbligati ad introdurre nuovi strumenti politici, oggi non proponibili” 04/12/2001 Prodi al Financial Times

Nell'Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora.
Ma deve essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l'individuo da CONTATTO DIRETTO CON LA DUREZZA DEL VIVERE, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità.” Padoa Schioppa 26/08/2003

Qualcuno obiettivamente può pensare che l'abbrutimento di un popolo sia un fenomeno che viene dal basso?
Qualcuno crede ancora che le rivoluzioni trovino origine dai movimenti popolari?

Quando, giustamente incavolati, inveiamo contro i nostri concittadini dobbiamo sapere che questo è esattamente ciò che è stato pianificato per noi: riavvicinarci alla durezza del vivere.

Che fare allora?
Quello che non ci si aspetta, cercare di rimediare, lottare per re-imporre i principi costituzionali, le norme, i regolamenti, le tradizioni.

Come lottare?
Partire da noi stessi, divulgare, diffondere, aggregarsi ma soprattutto convincere le cooptate classi dirigenti che se perdiamo noi perdiamo tutti, loro compresi.
Il cambiamento nella storia, per buona pace dei rivoluzionari di sinistra, è sempre dettato dai ceti medio-alti, quella borghesia che andava distrutta per avere campo libero.

Bisogna lottare per essere migliori.

Pare poco?
Meglio di restare passivi.

In fondo, poi, questo ripensamento generalizzato delle classi dirigenti non lo vedo troppo lontano, dopo un 25 luglio c'è sempre un 8 settembre....


Infine un Barroso DOC, sembra un altro argomento ma è lo stesso, pensateci bene:



Ad maiora

2 commenti:

  1. Inserisco commenti al post fatti su facebook:

    Claudio D'Aurelio:
    Ahahahha GRANDISSIMO Valerione! BRAVO!
    Allora... qualche breve considerazione:
    1) "Anch'io vivo situazioni simili..." beh certo se il "simile" è vivere su questa terra siamo in 7.000.000.000 a vivere "situazioni simili" Valè Io non mi riferivo a chi ha uno stipendio ma a chi, avendo una propria attività, i soldi deve tirarli fuori da quest'ultima. Ti ASSICURO che, negli ultimi anni, c'è stato un imbarbarimento esponenziale delle "persone" (e queste fanno figli e si riproducono allegramente, vedi recente episodio sul povero ragazzo 14enne) in generale. Di questo le persone che vivono di stipendio (ne ho centinaia attorno, compagna compresa) non se ne accorgono come quelli che vivono la cosa in PRIMA PERSONA, fidati Valè... è DIVERSO. Non ho detto che "non se ne accorgono" ci mancherebbe ma, mi ripeto, una buona parte non la vivono sulla loro pelle.
    2) "...ma non viene spontaneo, perché non accettato, dire che si può rimediare." Forse ti sei perso un pezzo di quel che ho scritto Ho detto che si può "rimediare" (certo ho aggiunto un "FORSE" in maiuscolo preso dallo sconforto eheheh) e lo ribadisco. Solo che asserendo che ci vorranno una o due generazioni, volevo evidentemente sottolineare come questo processo di "rinascita" necessiterà (tanto) TEMPO. Le tue considerazioni storico/politiche/economiche sono tutte perfettamente condivisibili ma, in generale, è quasi del tutto assente il parametro di riferimento "tempo" con il quale, nostro malgrado, ognuno di noi ha decisamente a che fare. Un po' come se dicessi che Maradona è il più forte giocatore di calcio del mondo e che in giro ci son tanti giocatori peggio di lui. Sì, lallèro. Maradona ERA il giocatore più forte, ora è un mezzo tossicodipendente, sovrappeso e lento come una lumaca. Quella che io definisco "situazione (paese, gente, ecc.) di merda" deve essere necessariamente (almeno secondo me) contestualizzata a QUESTO MOMENTO STORICO e parametrata alla esistenza decisamente "limitata nel tempo" di ognuno di noi. Insomma MacManu ad aspettare altri anni qui a fare la Don Chicotte della situazione rischiava, se non di morire di fame, SICURAMENTE di rodersi il fegato per TUTTI I MIGLIORI ANNI DELLA SUA VITA e non veder riconosciuti i propri meriti ecc. perchè questa cazzo di nazione NON FUNZIONA. Certamente si potrebbe anche "restare nel proprio paese a lottare per i propri figli", ma qui il discorso diventa troppo complesso
    3) "Qualcuno obiettivamente può pensare che l'abbrutimento di un popolo sia un fenomeno che viene dal basso?" Certo che no.
    4) "Qualcuno crede ancora che le rivoluzioni trovino origine dai movimenti popolari?" Ni.
    5) " Che fare allora?
    Quello che non ci si aspetta, cercare di rimediare, lottare per re-imporre i principi costituzionali, le norme, i regolamenti, le tradizioni." Facile a scriversi ma DIFFICILISSIMO da fare in alcuni (tanti) casi.
    6) Il tuo post e i miei commenti saranno letti da POCHISSIME persone, forse Tullio e Manu perchè l'ho citata Perchè la gente NON LEGGE,, preferisce vedere "Uomini e donne" Valè!
    7) "..ma soprattutto convincere le cooptate classi dirigenti che se perdiamo noi perdiamo tutti, loro compresi." Anche qui mi scappa un "seee lallèro Valè" CHI? DOVE? QUANDO?
    Valeriò il finale fatto di "buoni propositi" è encomiabile e certamente il solo perseguibile al fine di ottenere il "miglior risultato", ma circa il fatto che possa essere il risultato più veloce da raggiungere ho più di un dubbio.

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  2. A Clà meno male, grazie anche a te si discute!! Da quando ho aperto il blog ho ricevuto tre commenti per 3.200 accessi, deprimente... Come hai potuto notare voglio essere di stimolo, ho solo una pretesa in tutto ciò, costringere almeno una persona una a farsi domande che non si è mai fatto, certo quella non sei tu. Ma veniamo a noi. Le tue osservazioni sono condivisibili, mi voglio soffermare sui punti 2 e 7 che trovo connessi. Il fattore tempo e le classi dirigenti. Vero è che le variazioni culturali, di usi e costumi sono molto lente, vero è che però con i media risultano essere più accelerate, vero è che le classi dirigenti sono molto resistenti al cambiamento per evidenti interessi personali. Non credo tuttavia che le future generazioni saranno in grado di capire per reagire. Ma queste sono variabili endogene. Sono certo che a brevissimo ci troveremo di nuovo in uno shock economico esogeno, una nuova terribile crisi finanziaria mondiale e all'euro-break, il dissolvimento dell'eurozona. Il tempo ci verrà molto accorciato dall'esterno, nel senso che avremo poco tempo per reagire come nazione, e la classe dirigente che ci guiderà in quella fase sarà inevitabilmente per buona parte la stessa di oggi, è importante però che lo farà con una consapevolezza che oggi rifiuta per adesione ideologica e interessata al "vincolo esterno". Pressarli oggi non significa cambiarli, è impossibile, sensibilizzarli però si può dicendo loro in tutte i modi possibili che devono tenerci in conto. Certo la prospettiva è vivere il riassestamento dello scenario macroeconomico mondiale e italiano da uomini semi-liberi o da schiavi, non mi faccio illusioni ma preferisco la prima e ci dobbiamo provare. E' in questa fase che l'influenza e la pressione sulle classi dirigenti potrebbero aiutarci a ripristinare qualche diritto, qualche regola, qualche tutela. Il link all'inizio del post odierno rimanda appunto a un non recente post nel quale spiegavo il mio punto di vista sulla parabola socio-economica italiana partendo dalla corruzione. Grande Claudio, alla via così.

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