Ci sono fatti, dati e verità inventate.
C’è un sentimento di smarrimento che oggigiorno abita in noi. Lo
smarrimento è esacerbato dalle difficoltà economiche, dalla non certezza del
diritto, dal fatto di intuire o comprendere che ognuno è un numero che non
conta.
Perché ci troviamo e ci sentiamo
così?
Questa è la domanda che ho
cominciato a pormi qualche tempo fa.
Alcune risposte ho cominciate a
trovarle nelle omissioni (paralipomeni) dei media, la cosiddetta informazione “mainstrem”,
altre, le più sostanziose tra le pieghe del pur vasta letteratura tecnico-scientifica
a carattere macroeconomico, giuridico, filosofico.
Vitale risulta il libero e
consapevole utilizzo della Rete.
Eccomi dunque qui a provare a
fare ciò che persone inequivocabilmente e marcatamente migliori di me fanno e invitano
a fare: studiare, discutere, confrontarsi, divulgare.
D’altronde:
Non solo “sapere
aude” ma anche “expandit aude”.
E’ per questo
che provo a fare una sintesi estrema, uno spot dell’idea che mi sono fatto del
momento che viviamo.
Ogni concetto che vado ad esprimere o fatto che evidenzio meriterebbe un’esplosione
enciclopedica di dati e spiegazioni che saranno oggetto di tutti gli altri articoli
e link che mi auguro di postare in futuro.
Ma qui ora mi
impongo semplicità e sano populismo.
Perché noi, l’Italia,
siamo in crisi?
Oggi noi siamo in crisi perché l’equilibrio vincente di un’economia
industriale tra i fattori capitale,
mezzi e capacità di reperire mezzi per la produzione, e lavoro, attività che viene esplicata con l'esercizio di un mestiere
o di una professione che ha come scopo la soddisfazione dei bisogni individuali
e collettivi, si è sbilanciato a favore del capitale.
I profitti delle attività industriali sono cresciuti nel tempo, i salari lo
hanno fatto fino agli anni settanta e poi si sono appiattiti.
Si è creato un surplus di capitale che per fruttare e produrre ulteriore
profitto ha bisogno di circolare liberamente (mercati finanziari).
Gli Stati con costituzioni a ispirazione sociale (es: art.1 Cost. It.), che
privilegiano e promuovono il fattore lavoro come conditio sine qua non della
diffusione del benessere collettivo (piena occupazione), sono il maggiore
ostacolo alla libera circolazione del capitale.
Da sempre i ricchi, i pochi, hanno dominato i poveri, i molti.
Il capitale è nelle mani dei ricchi, le banche sono un loro strumento, i
politici la loro voce.
Si è messo in atto un progetto che eliminasse gli ostacoli alla
circolazione del capitale.
Si sono diffusi principi morali ed economici, alcuni discutibili e altri
privi di fondamento, che hanno orientato politiche di Stati sovrani finalizzati
a disperdere la loro indipendenza e la loro sovranità.
Ecco alcuni esempi, il debito è brutto, il credito è bello, il pubblico è
inefficiente e corrotto, il privato è efficiente e virtuoso, la svalutazione è
scorretta, l’inflazione è un male assoluto.
In Italia si è arrivati a dire che solo il “vincolo esterno” cioè l’ancoraggio
giuridico, economico e monetario a Paesi più virtuosi e civili ci avrebbe
aiutato a diventare migliori e a fare la cosa giusta.
Accadono per l’Italia così nell’ordine cronologico, a partire dagli anni
settanta fino ai giorni nostri, l’adesione a provvisori sistemi monetari
europei (il serpentone), il divorzio tra il Tesoro e la Banca d’Italia, l’abolizione
della scala mobile, lo SME credibile, l’adesione alla UE, la banca universale,
Modifica Titolo V Costituzione, il recepimento delle direttive europee in temi
economici rispondenti all’art.3 comma 3 del TUE (Maastricht), l’Unione
Monetaria, Trattato di Lisbona, Fiscal Compact, Pareggio di bilancio in
Costituzione, Meccanismo Europeo di Stabilità, Unione Bancaria.
In questo scivolo temporale concetti di mercificazione delle persone e
delle cose entrano adeguatamente diffusi dai media e destinati all’immaginario
comune. Espressioni
come “Capitale umano”, debiti e crediti nelle scuole, “azienda Italia” ma “lo
Stato è come una famiglia”, “investimenti affettivi”, e mille altre rivelano la
colonizzazione totale dell’immaginario da parte delle logiche del capitalismo
odierno.
Eravamo uno Stato sovrano con moneta sovrana, avevamo a disposizione tutte
le leve di politica economica, avevamo una politica industriale.
Oggi abbiamo ancora la possibilità parziale di eleggere i nostri
rappresentanti ma gli indirizzi politici ci sono imposti dall’UE, la
Costituzione viene ignorata, non abbiamo più la sovranità monetaria, abbiamo
perso il controllo delle leve di politica economica, non abbiamo un piano
industriale.
I dati economico-sociali ci parlano di esiti prossimi a quelli di una
guerra, l’€machìa.
Vi domandate ancora perché siamo
in crisi?
Vi domandate ancora che fine
hanno fatto i sani valori che hanno trasformato l’Italia in una forza economica mondiale?
Avrò modo di approfondire e
giustificare con il vostro contributo ogni tema appena accennato, sperando che
mi seguirete partecipando attivamente alla diffusione di fatti, dati, analisi,
nell’anelito della verità, per poterci orientare in questa confusione.
Parola, infine, all’eterno poeta che ha ispirato il titolo del post:
«Il genere umano
e, dal solo individuo in fuori, qualunque minima porzione di esso, si divide in
due parti: gli uni usano prepotenza, e gli altri la soffrono. Né legge né forza
alcuna, né progresso di filosofia né di civiltà potendo impedire che uomo nato
o da nascere non sia o degli uni o degli altri, resta che chi può eleggere,
elegga. Vero è che non tutti possono, né sempre»(Giacomo Leopardi, Pensieri, XXVIII)
Tutto condivisibile. Ed è anche vero che la pressione fiscale in Italia ha raggiunto limiti insopportabili. L'eccessiva spesa pubblica ne e' la causa pricipale. Lo sperpero di tale denaro è evidente a tutti i livelli: comunale, provinciale, regionale etc per finire ai livelli più alti. Ed in tutte le amministrazioni pubbliche. Tutto ciò contribuisce in modo "naturale" all'evasione fiscale ed alla ribellione.
RispondiEliminaCaro Tullio, appena possibile vedo di dedicare un post all'evasione fiscale e alla corruzione. In prima analisi ritengo che tali fenomeni non siano cause ma effetti. I dati ci dicono che la spesa pubblica non è eccessiva, anzi...... sicuramente però non è ripartita equamente, è un discorso articolato che merita approfondimenti..... ti consiglio di dare uno sguardo a questo link
RispondiElimina